Avís important

L’1 de novembre de 2014, el Partit dels i les Comunistes de Catalunya va acordar la seva dissolució com a partit polític i la cessió de tot el seu capital humà, polític i material a una nova organització unitària: Comunistes de Catalunya.

Com a conseqüència d'aquest fet, aquesta pàgina web ja no s'actualitza. Podeu seguir l'activitat dels i les comunistes a la pàgina web de Comunistes.cat.


dimecres, 16 de novembre del 2011

Rifondazione Comunista: sobre la caiguda de Berlusconi (EN ITALIÀ)

Versió original en italià

Opposizione al governo Monti per costruire la sinistra di alternativa

1)La caduta del governo Berlusconi è un fatto molto positivo che segna un passaggio assai rilevante nella vicenda del nostro paese. La crisi della destra è precipitata nell'incapacità a fare fronte efficacemente alla speculazione finanziaria ma è maturata nel corso di questi anni nell'impossibilità – all'interno della crisi – di garantire la mediazione tra interessi diversi all'interno delle classi dominanti e di mantenere un largo consenso di massa. Ci troviamo di fronte al fallimento dell'ipotesi politica che ha maggiormente caratterizzato la Seconda Repubblica.

2) Per sancire la fine del governo Berlusconi avevamo chiesto, prima delle consultazioni del Presidente della Repubblica, e continueremo a chiedere fino al voto di fiducia, l'immediata convocazione delle elezioni politiche anticipate e di affrontarle attraverso la costruzione di un fronte democratico tra le forze di sinistra e di centro sinistra. Questa proposta avrebbe permesso e permetterebbe ancora di sconfiggere le destre attraverso l'esercizio democratico dell'espressione della volontà popolare e di determinare il quadro politico migliore sia per quanto riguarda la difesa e lo sviluppo della democrazia che per quanto riguarda le scelte di politica economica, scongiurando la sciagurata ipotesi del governo Monti.

3) Il Presidente della Repubblica sta operando per sostituire al governo Berlusconi un governo Monti. La motivazione, utilizzata ai limiti della correttezza democratica, è data dall'emergenza prodotta dalla speculazione finanziaria. Il tentativo evidente è quello di neutralizzare gli effetti del fallimento del governo Berlusconi, evitando qualsiasi spostamento a sinistra dell'asse del governo in merito alle politiche economiche. Si tratta di una sorta di commissariamento dell'Italia da parte della BCE, uno dei frutti del vero e proprio colpo di stato monetario che stiamo subendo. Si tratta di una scelta sciagurata, condotta con il coinvolgimento pieno del PD, destinata a produrre effetti negativi sul piano democratico, su quello sociale come su quello politico. Sul piano democratico, perché, dopo l'imputridimento della quadro politico determinato da Berlusconi, per rigenerare la democrazia è necessario ridare la parola al popolo. Al contrario con la scelta del governo Monti, cioè di un governo iperliberista mascherato da governo tecnico, il popolo viene declassato a spettatore passivo delle scelte delle elites. Sul piano sociale, perché il programma di Monti sarà centrato sull'applicazione delle nefaste direttive europee e peggiore di quanto avrebbe fatto un governo di centro sinistra frutto di libere elezioni. Sul piano politico perché il governo Monti permetterà alle destre di rigenerarsi in vista delle prossime elezioni e di porre le condizioni per una chiusura più stringente del bipolarismo.

4) Se il governo Monti dovesse avere la fiducia del Parlamento, Rifondazione Comunista ritiene necessario costruire la più ampia opposizione - da sinistra - al governo medesimo. Contro ogni ipotesi di patto sociale, occorre costruire una opposizione che sappia unire le rivendicazioni specifiche con la richiesta di una modifica generale delle politiche economiche europee, in direzione di una uscita a sinistra dalla crisi. La costruzione della Costituente dei beni comuni, la qualificazione programmatica, con l'attivazione delle energie intellettuali disponibili e l'attivazione di concreti percorsi di lotta, sono gli elementi che devono caratterizzare questa prospettiva sia a livello nazionale che a livello locale. Rifondazione Comunista, sostiene la manifestazione dei movimenti per l'acqua pubblica del 26 novembre, lo sciopero generale indetto dai sindacati di base per il 2 dicembre, la manifestazione nazionale indetta dalla CGIL per il 3 dicembre.

5) Parimenti l'eventuale nascita del governo Monti pone con ancora maggiore urgenza il tema della aggregazione della sinistra di alternativa che abbiamo messo al centro della proposta politica del documento congressuale. Per questo, nell'immediato, come partito e come Federazione della Sinistra, proponiamo alle altre forze politiche che si oppongono a Monti di costruire un patto di consultazione permanente al fine di rendere più efficace la battaglia di opposizione. Riteniamo però necessario fare un salto di qualità in questa direzione e operare affinché l'opposizione all'eventuale governo Monti diventi opposizione costituente della sinistra di alternativa. Il governo Monti, in quanto tentativo di stabilizzazione moderata di gestione della crisi, costituisce infatti il punto di discrimine per una sinistra che si ponga l'obiettivo dell'alternativa. Mai come in questo momento risulta evidente la distanza strategica tra le due sinistre e la necessità di aggregare, in forma stabile, la sinistra di alternativa che si pone l'obiettivo di sconfiggere le politiche neoliberiste.

6) La crisi del governo Berlusconi ci consegna la possibilità e la necessità di operare, a livello di massa, per il passaggio dall'antiberlusconismo all'antiliberismo. In questi anni, le caratteristiche specifiche del berlusconismo hanno condizionato fortemente le culture politiche dell'opposizione. Nell'antiberlusconismo convivono varie culture politiche e varie ipotesi politiche. Nel momento della crisi di Berlusconi, le classi dirigenti hanno utilizzato strumentale l'antiberlusconismo al fine di legittimare il neoliberismo austero di Monti. Questo significa che oggi si apre una lotta per l'egemonia nell'antiberlusconismo. I poteri forti lo vogliono sviluppare nel senso liberale e liberista, noi dobbiamo fare una battaglia per svilupparlo in senso antiliberista e socialista. Dobbiamo cioè agire consapevolmente affinché il senso di delusione che verrà prodotto dalle politiche economiche e sociali dell'eventuale governo Monti su larghi strati popolari antiberlusconiani, non diventi ripiegamento e non produca ulteriore disgregazione sociale. La capacità di costruire un percorso in cui si passi dall'antiberlusconismo generico ad una più chiara coscienza anticapitalista è un nostro preciso compito politico.

7) In questo quadro, ribadendo la nostra lotta strategica contro il bipolarismo, vogliamo costruire un partito che sappia vivere, discutere e svilupparsi senza essere deformato da una centralità assorbente del piano istituzionale. Non perché questo non abbia una grande rilevanza politica – al contrario – ma perché se il bipolarismo costituisce una condizione istituzionale funzionale alla distruzione delle forze politiche antisistema, noi dobbiamo conquistare un grado di autonomia strategica dal bipolarismo che ci permetta di fare politica senza esserne fagocitati. Occorre quindi costruire consapevolmente un Partito della Rifondazione Comunista che non abbia nella discussione sui passaggi istituzionali il centro della sua vita politica.

Si tratta di superare definitivamente l'idea che la sconfitta del berlusconismo e la costruzione dell'alternativa possa avvenire attraverso un percorso di delega al quadro istituzionale. Non è così. Il nostro progetto politico di fase di costruzione della sinistra di alternativa al fine di determinare le condizioni per uscire a sinistra dalla crisi, implica l'attivazione dei soggetti in carne ed ossa, implica la costruzione di una soggettività di massa non basata sul principio di delega. Il compito del partito è quindi quello di mettere in pratica la linea politica avendo chiara la centralità del lavoro sociale, culturale e di aggregazione politica, al fine di favorire la costruzione di un protagonismo di massa. Il compito del partito, a fronte del carattere tecnocratico, oligarchico, antidemocratico della risposta delle elitè dominanti alla crisi, della cesura crescente tra capitalismo e democrazia, è quello di adoperarsi nel nostro paese e a livello europeo, per lo sviluppo del movimento antiliberista.

Roma, 15/11/2011

La Direzione Nazionale Del Partito della Rifondazione Comunista

(approvato a larga maggioranza)

Etiquetes de comentaris: , , , , ,



L'Opinió Comunista: los comunistas del PCC, de Seat, apoyamos la coalición de ICV-EUiA e IU.


Ahora más R que R. Rajoy y Rubalcaba simulan enfrentarse, pero el gobierno del PSOE y la oposición del PP han estado de acuerdo en casi todo: jubilación a los 67, la reforma laboral para abaratar el despido, la reforma constitucional para legalizar los recortes, privatizaciones, el dinero regalado a los bancos, etc. Los dos grandes partidos españoles están absolutamente subordinados a los mercados, el FMI a las órdenes de Bruselas y de la banco Mundial.

El PSOE y el PP llevan ya más de 20 años con el mismo modelo neoliberal que rebaja impuestos a los más ricos y que ha regalado las empresas públicas como Endesa, Telefónica o Gas Natural a sus amigos. Mientras los sueldos apenas han subido lo que sí ha subido son los precios. Esos dos partidos basaron el crecimiento económico de España en una burbuja inmobiliaria que ha arruinado a miles de jóvenes que ahora ven como el banco se queda su vivienda y encima aún tienen que pagar más deuda.

Leer L'Opinió Comunista, organo de expresión del PCC-Seat.



Carme Navarro, secretària general de la Federació de Sanitat de CCOO de Catalunya, critica la vaga a la sanitat pública convocada unilateralment pel Sindicat de Metges de Catalunya els dies 15 i 16 de novembre.

Carme Navarro, secretària general de la Federació de Sanitat de CCOO de Catalunya, critica la vaga a la sanitat pública convocada unilateralment pel Sindicat de Metges de Catalunya els dies 15 i 16 de novembre. Feu clic per veure l'article "Bel·ligerància i negociació", publicat al diari "El Periódico", el dimecres 16 de novembre de 2011.

De la web de ccoo.cat


Llamamamiento por la Paz en Siria y el despertar de la Izquierda europea.

La expresión eje del mal [1] fue utilizada por primera vez por el presidente de los Estados Unidos George W. Bush en su discurso del Estado de la Unión el 29 de enero de 2002, tres meses después de comenzar la guerra de Afganistán, para describir a los regímenes que según Estados Unidos apoyaban el terrorismo, o sea para señalar a las naciones que no se doblegaban ante el dictado de Washington. Las que Bush mencionó en su discurso fueron Irak, Irán y Corea del Norte, a los cuales posteriormente se añadieron Libia, Siria y Cuba [2]. Más tarde se agregaron otros cuatro estados más: Bielorrusia, Mianmar, Sudán y Zimbabwe y en más de una ocasión hubo alusiones claras a China, e incluso Rusia. La globalización neoliberal conducida con esplendor por los Estados Unidos requería un claro dominio de la cultura occidental sobre todo el planeta. Solo desde este punto de vista es como se entiende mejor la tesis de Samuel Huntington [3]. Mientras hubiera disidencia de naciones se produciría un choque de civilizaciones. La asimilación y aculturación de todos los pueblos y culturas al orden norteamericano ha sido diseñada por su amigo Zbigniew Brzezinski [4] el gran estratega militar y mediático, que al término de la guerra fría estableció las prioridades para la hegemonía global estadounidense. Era obligado extender a todas las naciones, con independencia de la civilización de la que provengan, el modelo de democracia y derechos humanos occidental de manera que se lograra un mundo ordenado, homogéneo y de pensamiento único. Este era en resumen la aspiración expresada por Francis Fukuyama en su famoso artículo EL FIN DE LA HISTORIA.

De los once países menores de la lista, los EEUU han destruido, desde entonces, tres de ellos, Irak, Afganistán y Libia, con más de cientos de miles de muertos en los dos primeros y de 50.000 el tercero [5]. No han podido hacerlo con Bielorrusia por la firme oposición de Rusia con la que ya no contaron tras el desencuentro con Putin a comienzos de 2005. Tampoco lo consiguieron con Zimbabwe, ni con Myanmar ni con Corea del Norte por la apuesta firme que China ha hecho para impedirlo, una China, sin duda, que ha acelerado la entrada su escena mundial, tras el desastre de las economías de los EEUU yla Unión Europea. Después de haber destruido Libia, ahora buscan la devastación de Siria y ya se anuncia la de Irán como la siguiente.


Como puede apreciarse, el plan estaba claramente trazado de antemano, aunquela Gran Recesión ha acelerado su cumplimiento a marchas forzadas. Túnez y Egipto no estaban en la lista, eran países sometidos al dominio de Occidente y como se comprueba tienen un tratamiento bien distinto, lo mismo que Bahrein o Marruecos. El estallido de la rebelión popular pilló desprevenidos a Francia, Gran Bretaña y EEUU, los cuales siguen teniendo un gran control sobre su comercio y mucho más sobre sus Fuerzas Armadas y Servicios de Inteligencia.

LEER TODO EL LLAMAMIENTO POR LA PAZ EN SIRIA Y EL DESPERTAR DE LA IZQUIERDA EUROPEA

 FIRMAS RECOGIDAS


CCOO ante las elecciones generales del 20N

Resolución de la Comisión Ejecutiva de CCOO en la que analiza el proceso electoral en el actual contexto de profunda crisis económica y social La Comisión Ejecutiva de la Confederación Sindical de CCOO, reunida con carácter ordinario el 15 de noviembre, ha acordado hacer pública la siguiente resolución con motivo de la próxima celebración de elecciones generales. Leer resolución.



dimarts, 15 de novembre del 2011

Propuestas de ICV-EUiA, ICV-EUiA defendemos una economía al servicio de las personas, el empleo y los derechos sociales y laborales de los trabajadores y trabajadoras.

POR UNA SALIDA JUSTA DE LA CRISIS PER UNA ECONOMIA AL SERVEI DE LES PERSONES: CAL DEFENSAR L’OCUPACIÓ I ELS DRETS SOCIALS I LABORALS DELS TREBALLADORS I LES TREBALLADORES.

La crisi econòmica que vivim al nostre país és resultat de l’especulació financera, però també de les polítiques dels governs del PSOE i del PP, amb la col·laboració de CiU, que ens han portat a: un model econòmic, social i laboral ineficient i injust. amb gairebé 5 milions de persones aturades a Espanya i 742 000 a Catalunya. treball precari i creixement de l’economia submergida ( representa el 23% del PIB). salaris baixos i pensions insuficients. increment de les desigualtats socials. i amb un estat del benestar dels més dèbils d’Europa.

Ara ens volen convèncer de que si es vol sortir de la crisi, hem de seguir pagant – la aquells que no l’hem provocat: els treballadors i les treballadores i els sectors populars, quan en realitat el que volen és mantenir els privilegis dels més poderosos. I ho fan pel camí més fàcil: retallant els salaris congelant les pensions, retallant els serveis públics i les prestacions socials, i endurint les condicions socials i laborals dels empleats / des públics / ques (congelació salarial, reducció de plantilles, etc...). amb reformes laborals que precaritzen l’ocupació i fan l’acomiadament més fàcil i barat. Un atac en tota regla a l’Estat del benestar seguint les indicacions dels organismes internacionals ( Banc Mundial i Fons Monetari Internacional) i de la Comissió europea. I una agressió a les condicions laborals i als drets socials que es pretén justificar per la necessitat de reduir el dèficit públic.

Hi ha una altre forma de reduir el dèficit: incrementar els ingressos augmentant els impostos als rics, perquè pagui més qui més té, més guanya i més contamina: o equiparant en l’IRPF les rendes del capital a les del treball i augmentant la tributació a les rendes més altes. o recuperant l’impost sobre el patrimoni, i creant un nou impost sobre la riquesa, o augmentant l’impost de societats a les grans empreses o acabar amb els privilegis de les SICAV incrementant la seva tributació i el control sobre aquestes societats on es refugien les grans fortunes.

Però el Govern del PSOE, amb la col·laboració de la dreta econòmica i política, encapçalada per CiU i el PP no es planteja aquestes alternatives i, en canvi, s’anuncien mesures que comporten noves amenaces: Noves reformes laborals per a abaratir l’acomiadament Retallada de la protecció de l’atur Copagament sanitari Privatització d’empreses públiques A tota Europa els Governs han optat per cedir davant la pressió i el xantatge dels mercats, la qual cosa posa en perill la pròpia Europa Social i la democràcia.

A Catalunya aquest model econòmic vell i caduc ho defensa CiU de la mà amb el PP, que està per retallar drets socials als treballadors i treballadores. D’altra banda els socialistes catalans s’han arrenglerat, amb els seus vots al Congrés i al Senat, amb les posicions del PSOE. La gent del món del treball no podem tolerar unes polítiques que perjudiquen els joves, les dones, els aturats / des, els pensionistes, els treballadors / es en actiu.

Cal mobilitzar-se per tal d’evitar que uns pocs es continuïn enriquint a costa de retallar els drets de la majoria de la població. Però a més de l’acció sindical necessitem dur les nostres reivindicacions i propostes a les institucions. Necessitem també portar la discussió política als centres de treball. Explicar als treballadors i treballadores que no totes les polítiques són iguals i que amb polítiques d’esquerres trobarem solucions.

Ens és imprescindible una alternativa política d’esquerres per canviar aquesta situació. I per a això necessitem que l’esquerra transformadora, ICV-EUiA tingui una major presència a les Corts Generals ICV – EUiA va votar en contra de la reforma laboral i la reforma de les Pensions al Congrés i al Senat, i va donar suport actiu a la vaga general amb els parlamentaris i parlamentàries fent vaga i amb una presència massiva i compromesa de la seva militància en la mobilització del dia 29 de setembre, i ha estat al costat dels Sindicats de classe a les seves mobilitzacions contra les retallades socials i laborals.

La coalició ICV – EUiA lluita perquè es rectifiqui el paquet de mesures del Governs Zapatero i Mas. És una ferma defensora del sistema públic de protecció social, i d’uns serveis públics de qualitat. I té propostes per reforçar l’Estat del benestar i potenciar una economia que respongui a les necessitats de les persones. ICV – EUiA, davant dels que demanen encara més sacrificis als treballadors i les treballadores, defensa una sortida de la crisi justa.

Cal donar suport a la coalició, perquè: Necessitem un nou model productiu sostenible i basat en l’ocupació estable, segura i de qualitat Volem un estat del benestar més fort que garanteixi l’ educació, salut, atenció a la dependència,el dret a l’habitatge, etc... Necessitem un sistema just i públic de protecció social, amb prestacions dignes i suficients per a viure

Cal potenciar els serveis públics d’ocupació mantenint el seu caràcter públic Són imprescindibles uns serveis públics de qualitat, i amb unes condicions salarials i laborals dignes per als seus treballadors / es

Cal lluitar contra el frau fiscal i l’economia submergida, i que els més rics paguin més impostos, per atendre les necessitats de la majoria de la població S’han de protegir els drets socials i laborals de les persones. Cap persona aturada sense ingressos.

Cal defensar la democràcia lluitant contra la dictadura dels “mercats”, que posa els drets dels bancs per davant dels de les persones. ICV – EUiA som garantia de defensa d’aquests objectius. Apostem clarament per la defensa dels drets i interessos dels treballadors / es del nostre país i volem sortir de la crisi amb una societat més justa i més cohesionada. Ens oposem a les polítiques neoliberals de PSOE, PP i CiU, que persegueixen el desmantellament de l’estat del benestar, empitjorar el nostre sistema de relacions laborals i limitar la capacitat d’acció i negociació dels sindicats. Junts podem aconseguir–ho.

I per fer-ho possible és necessari participar de forma activa a la campanya de les eleccions generals:

Difonent les propostes d’ICV – EUiA Cridant a la participació massiva, exercint el vot

Demanant el vot per al candidat Joan Coscubiela i les candidatures de la Coalició ICV-EUiA

Organitzant actes i activitats a les nostres empreses i rams

Participant als actes territorials i centrals Fent d’interventors/res el dia de les eleccions Barcelona, novembre de 2011


dilluns, 14 de novembre del 2011

Metges de Catalunya convoca una vaga del personal mèdic els dies 15 i 16 de novembre contra les retallades sanitàries.

Metges de Catalunya (MC) ha convocat els dies 15 i 16 de novembre una vaga del personal mèdic dels centres de salut públics i concertats, per protestar contra les “retallades sanitàries indiscriminades” del Govern i exigir el "restabliment dels pressupostos i de l’activitat assistencial previs als plans d’austeritat", que han suposat ja una reducció de 1.000 milions d’euros per al sistema. Metges de Catalunya (MC) i la resta de sindicats amb representació a la Mesa de Negociació de Sanitat han convocat per al dimecres, 9 de novembre, a les 11 hores, una concentració davant el Parlament en defensa d’una “sanitat pública i de qualitat”. MC fa una crida, especialment als seus delegats, perquè assisteixin en bloc a la protesta sindical unitària, per demostrar el rebuig contundent del personal mèdic a les retallades sanitàries del Govern.


L’Assemblea Social de Catalunya davant la vaga general d’universitats convocada pel 19 de novembre.

En defensa de l'Universitat Pùblica . COMUNICAT : L’ASSEMBLEA SOCIAL DE CATALUNYA DAVANT DE LA CONVOCATÒRIA EL 17N DE UNA JORNADA EN DEFENSA DE LA UNIVERSITAT PÚBLICA. Davant de les retallades en la despesa social que es dirigeixen destruir les conquestes socials dels moviments populars de les darreres dècades, l’Assemblea Social de Catalunya vol també cridar l’atenció en la profunda involució política i econòmica que s’està produint a la Universitat Pública. Estem vivint en aquests moments una transformació estructural de la Universitat que posa per una banda en suspens el dret a l'educació pública superior de les properes generacions i d’altre banda elititza el coneixement i el accés a totes les capes de la població a recursos científics, tècnics, sanitaris i educatius que havien passat a tenir una difusió massiva. L'educació pública és un dret i una necessitat social, no un privilegi. Llegir tot el document.


Defensem Cuba ha salido hoy de nuevo a la calle

Barcelona, 12 de noviembre, de 2011. Defensem Cuba ha salido hoy de nuevo a la calle, a la Rambla del Raval en Barcelona para exigir justicia para los Cinco cubanos, Gerardo Hernández, Antonio Guerrero, Fernando González, Ramón Labañino, y René González, como viene haciendo cada día 12 de mes, para recordar el día que fueron detenidos, y para exigir justicia para los Cinco, que cumplen condenas en Estados Unidos tras un juicio amañado supeditado a la ultraderecha cubana -americana, por ser cubanos y ser antiterroristas, que buscaban averiguar y evitar los atentados que esos grupos terroristas de Miami organizaban contra Cuba. En los más de 13 años de cautiverio que llevan se han violado reiteradamente sus derechos fundamentales y los de sus familiares, como es, no conceder visados a Adriana Pérez esposa de Gerardo Hernández y Olga Salanueva esposa de René González para visitar a sus esposos, ni una sola vez en todos estos años. Y aunque René González ha cumplido la condena impuesta y ha salido de la cárcel, no se le permite regresar a Cuba con su familia y se le sigue castigando obligándole a permanecer en el Distrito Sur de La Florida los 3 años de libertad supervisada, allá donde esos grupos terroristas residen , como la misma jueza reconoció en la sentencia , suponiendo un grave peligro para su vida, ¿cómo se garantizará la integridad física de René en medio de un ambiente que genera inseguridad?
DEFENSEM CUBA


Les universitats colombianes aturades des de fa un mes en protesta pel seu particular "pla Bolonya"

La plaça Bolívar de Bogotà plena de manifestants. El proppassat dia 10 de novembre es van realitzar en vàries ciutats de Colòmbia marxes estudiantils en defensa de l’educació pública i en contra de la Ley 30, presentada al Congrés pel govern de Juan Manuel Santos, actual president del país. La citada llei proposa una renovació de l’Educació Superior de Colòmbia, incloent entre d’altres iniciatives, la possibilitat de que les empreses privades inverteixin a les universitats públiques, la creació d’universitats amb ànim de lucre, o les beques-crèdit per pagar les futures matrícules de pagament, que actualment són subvencionades. Es tracta doncs, segons l’estudiantat i bona part del professorat, d’un procés privatitzador de la universitat en que l’alumne s’haurà d’endeudar per fer front als seus estudis, a més d’incentivar la inversió privada tant nacional com estrangera, seguint la línia del recentment firmat Tractat de Lliure Comerç amb Estats Units. No es tracta d’una reforma aïllada, sinó que té una relació estreta amb altres reformes universitàries com ara el Pla Bolonya, o la reforma de llei a Xile, essent les lluites resultants un referent pels mobilitzats.

Els orígens del conflicte La protesta estudiantil s’inicia en fer-se pública la proposta de llei al març del 2011. Arrel d’això es convoca una primera manifestació pel 7 d’abril que arrenca tot un seguit de mobilitzacions que desperten la inquietud de diferents sectors de la societat al voltant de l’educació superior. Els diferents sindicats d’estudiants i professors, a més de les assemblees de facultat, van articulant un moviment que s’enforteix fins al punt de convocar una aturada total de les classes, que es manté fins a dia d’avui des del 12 d’octubre. El seguiment massiu d’aquesta convocatòria és fruit d’un alt grau de conscienciació entre l’estudiantat, a més d’una forta coordinació de les organitzacions a través de la MANE (Mesa Amplia Nacional Estudiantil) i de la conjunció amb la resta de moviments socials colombians, com ara les lluites indígenes, camperoles i dels treballadors de la indústria.

L'educació ha passat de ser un dret a ser un servei La situació actual del sistema universitari colombià presenta greus problemes de finançament i d’accés als estudis per part de les classes no-privilegiades. D’ençà de l’última Constitució aprovada l’any 1991, tant l’educació com la sanitat van passar de ser drets a ser serveis. Això va generar una paulatina retirada de l’Estat en aquests sectors reduint-ne les aportacions econòmiques. Es va passar d’un 85% del pressupost universitari sufragat per l’Estat el 1990, a un 49,5% l’any 2008. Per tant les universitats públiques s’han hagut d’endeutar en 280 milions d’euros en un país on es dedica el 3’7% del PIB en pressupost militar i només el 0,6% en educació. Cal sumar-hi tota una generació de joves, d’una població i pobresa creixents, que veu disminuïdes les seves possibilitats d’accés als estudis superiors.

El 10 de novembre mobilització massiva Enmig d’aquesta situació, la marxa del dijous 10 de novembre va ser massiva. Convocada a totes les ciutats del país, van sortir al carrer unes 200.000 persones reunides principalment a la capital, Bogotá, però també a Medellín, Cali, Cartagena o Bucaramanga. Es van registrar disturbis a la capital de la regió del Cauca, Popayan, on l’SMAD (Escuadrón Móvil Antidisturbios) va carregar fortament contra la gent congregada en acabar la manifestació, constant 15 persones detingudes. També a Bogotá es van realitzar detencions, 13, arrel d’atacs realitzats contra entitats bancàries al llarg del recorregut. Aquestes detencions venen a sumar més repressió al moviment estudiantil, que compta amb l’assassinat d’un dels seus membres el passat 12 d’octubre a la ciutat de Cali, a conseqüència de l’explosió d’un artefacte llençat per algú no identificat, però que segons fonts consultades podria ser d’origen paramilitar. La reacció del govern de Santos ha estat la de proposar la retirada de la llei (hores abans de l’inici de la jornada) a canvi de que s’aixequi l’aturada total de les classes. Els estudiants han respost que almenys es mantindrà al llarg d’aquesta setmana, a l’espera de realitzar la Convocatoria Encuentro Programático Estudiantil, on es redactarà una contraproposta a la Llei 30, donant a conèixer tot un programa alternatiu que s’ha anat gestant durant els últims mesos en assemblees i reunions. A l’espera d’això en les últimes declaracions del govern s’amenaça d’aprovar finalment la llei abans de finals d’any, amb l’argument de que es intolerable que aquell que vulgui estudiar estigui impedit de fer-ho. Es té clar, però, que és millor “perdre un semestre de universitat, que la Universitat en un semestre”.

Enllaços :
Universidad Pública Resiste
Mesa Amplia Nacional Estudiantil (MANE)

ANNA ANGLÍ / SERGI ONORATO
http://www.setmanaridirecta.info/noticia/les-universitats-colombianes-aturades-des-de-fa-un-mes-en-protesta-pel-seu-particular-pla-bo


El Tribunal Russell tacha a Israel de practicar apartheid contra los palestinos.

El Tribunal Russell para Palestina, un foro formado por grupos de la sociedad civil reunido este fin de semana en Ciudad del Cabo (Sudáfrica), concluyó que Israel somete a los palestinos a un régimen de apartheid, informó hoy la organización en un comunicado. "El Tribunal ha concluido que el Estado de Israel somete a la población palestina a un régimen institucionalizado de dominación, llegando a corresponderse con la definición de apartheid según el Derecho Internacional", explicó el Tribunal Russell en un comunicado posterior a la rueda de prensa realizada hoy en Ciudad del Cabo. Según el tribunal, que carece de potestad legal, Israel aplica su política segregacionista a toda la población palestina, tanto a los residentes en territorio israelí, como en los territorios ocupados y en los campos de refugiados. "El Estado de Israel está legalmente obligado a respetar la prohibición del apartheid puesto que está universalmente prohibido y constituye un crimen contra la humanidad", añadió la organización. La palabra "apartheid" define el régimen de segregación racial impuesto hasta el año 1994 por la minoría blanca sudafricana sobre la población negra de este país. "Los delitos cometidos por Israel, tales como asesinatos a gran escala, detenciones arbitrarias, tortura y violaciones sistemáticas de los derechos humanos de los palestinos están definidos por el Derecho Internacional como crímenes de Apartheid", aseguró el tribunal. Por todo ello, los miembros del foro llamaron al país mediterráneo a poner fin a estos actos y compensar a los palestinos por los daños materiales y morales causados, al tiempo que pidieron a Estados y organizaciones internacionales a "cooperar para detener las violaciones israelíes del Derecho criminal internacional". El Tribunal Russell para Palestina, que se reúne periódicamente en distintas ciudades del mundo, fue creado en 2010 para denunciar los supuestos crímenes de Israel contra el pueblo palestino. Los miembros del Jurado en la sesión de Ciudad del cabo fueron Stéphane Hessel, Ronald Kasrils, José Antonio Martín Pallín, Cynthia McKinney, Mairead Corrigan Maguire, Michael Mansfield, Yasmin Sooka, Aminata Traoré y Alice Walker. El Tribunal Russell celebró su primera sesión en 1967 para investigar y juzgar, según el derecho internacional, los crímenes de guerra cometidos en Vietnam por las tropas estadounidenses. La primera sesión del Tribunal fue impulsada por el premio Nobel de Literatura Bertrand Russell en 1950, fue presidida por Jean-Paul Sartre y contó con la participación de intelectuales como Julio Cortázar o Simone de Beauvoir. A lo largo de cuarenta años, la Fundación Russell ha actuado como un tribunal popular de conciencia frente a las violaciones de la legislación internacional y en la actualidad su Comité de apoyo internacional cuenta con personalidades como Boutros-Ghali, Noam Chomsky, Ken Loach o Eduardo Galeano. de Palestinalibre.org